Geografia
Percorrere il fiume Asso, lontano dalla rumorosità del Salento, è come attraversare una zona di silenzio, si riprende la distanza, si ritrova, forse ancora per poco, un’esistenza misurata su un diverso metro. Non è il mondo contadino di ieri ma non è ancora il mondo industrializzato di oggi, dove l’impatto delle attività umane è ormai irrecuperabile.
Il fiume Asso si sviluppa in un paesaggio a matrice agricola. In particolare, prevalgono le colture erbacee come ortaggi, angurie e cereali. I suoli argillosi sono sfruttati per la coltivazione della vite, un tempo molto più diffusa, ma soppiantata, negli anni Sessanta, a favore del tabacco, che, a sua volta, ha perso vigore in tempi recenti. Forte è la presenza dell’olivicoltura che ha mantenuto la sua importanza storica e ha visto un progressivo incremento in termini di superficie messa a vegetazione.
Possiamo immaginare come il paesaggio un tempo si componeva di campi coltivati, ma anche di estese aree seminaturali erbose e forestate, usate per l’allevamento e per l’approvvigionamento di legname. A sud del centro abitato di Cutrofiano era presente una foresta che nella metà del XVIII secolo doveva avere una superficie di 640 ettari, utilizzata per la raccolta di legname per soddisfare il fabbisogno dell’industria della creta, una delle principali attività del paese. Oggi, a causa dell’abolizione della feudalità nei primi del XIX secolo, sono presenti solo piccoli lembi di quest’antica foresta, alcuni a contatto con il sistema dell’Asso, come il Bosco La Chiusa e il Bosco Villa Dolce. Si tratta di formazioni dominate dal leccio (Quercus ilex), dalla quercia castagnara (Quercus virgiliana), dalla quercia di Dalechamps (Quercus dalechampii) e dall’olmo campestre (Ulmus minor).
La foresta di Cutrofiano era l’ambiente in cui venivano praticate l’attività venatoria e l’allevamento di suini, così come accadeva per il Bosco di Belvedere, che era localizzato più a sud, nei comuni di Supersano e Nociglia. Tuttavia non era l’ambiente idoneo per l’allevamento ovino. Questo veniva condotto principalmente nelle formazioni arbustive e nei prati xerici, di cui restano testimonianze nella zona centrale del sistema dell’Asso, tra Galatina e Galatone. Ancora oggi sfruttate per l’allevamento estensivo, queste formazioni sono costituite da garighe a salvione giallo (Phlomis fruticosa) e praterie dominate da graminacee e geofite, tra le cui specie si annovera il barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta). Queste formazioni, insieme ai filari di quercia spinosa (Quercus coccifera) e alla vegetazione igrofila dei canali, compongono un paesaggio pastorale antico e suggestivo. Un mosaico di habitat diversi, ricchissimo di biodiversità, in cui i canali assolvevano per gli armenti il ruolo di risorsa sia idrica sia alimentare, specialmente nella stagione estiva.
L’attuale conformazione del reticolo idrografico è il risultato della combinazione di processi naturali e interventi antropici. Esso può essere distinto in tre zone:
- La zona di monte che ricade nei Comuni di Collepasso, Cutrofiano, Neviano, Aradeo e Seclì, ed è quella in cui prende origine il sistema. La diffusa presenza di depositi sabbioso-limoso-argillosi poco permeabili (Pleistocene medio-superiore) ha favorito lo sviluppo dell’idrografia superficiale, rappresentata da solchi di erosione incisi e delimitati da scarpate fluviali, in cui le acque meteoriche convergono per ruscellamento (Canale Colaturo – Mescianna, Canale Sirgole, Canale Contatore – Montanara, Canale Raschione, Canale dello Patri – della Ruga, Canale Luna, Canale Camene). La maggior parte delle incisioni converge in due canali principali, il Raschione e l’Asso, che attraversano le campagne di Aradeo e Galatina;
- La zona centrale è compresa tra la S.P. 47 Galatina – Galatone e la S.S. 101 tra Lecce e Gallipoli. Poco a monte della strada provinciale si individua la convergenza tra il Canale Raschione e l’Asso. Da qui l’Asso il prosegue il suo percorso assumendo un andamento meandriforme, delimitato da evidenti scarpate incise principalmente nella roccia calcarenitica. In questo tratto è possibile individuare meandri morti e abbandonati.
- La zona di valle è una vasta area pianeggiante, pressoché priva di incisioni naturali, su cui il torrente si articola in tratti più o meno rettilinei, di origine antropica, sino a giungere al punto terminale della Vora delle Colucce, a nord del centro abitato di Nardò. Il tratto terminale prende il nome di Canale Paduli, termine che denota l’antica attitudine dell’area ad essere inondata. Tra le più recenti opere di bonifica effettuate nell’area neretina, va annoverato anche un canale deviatore che bypassa il centro cittadino sviluppandosi nell’agro nord-orientale in località Mangani e fino a Masseria Manieri, realizzato con l’intento di mitigare la pericolosità idraulica nel centro di Nardò.
È possibile inoltre, distinguere quattro tipi di habitat:
- Le acque stagionali con substrato naturale terroso e alveo a morfologia variabile tipiche della zona a monte del sistema dell’Asso. Qui si rinviene una vegetazione composta da erbacee igrofile come i ranuncoli delle specie Ranunculus muricatus, Ranunculus sardous, Ranunculus trichophyllus, il muschio acquatico Fontinalis antipyretica e diverse altre. Le sponde sono frequentemente colonizzate dalla canna domestica (Arundo donax), i cui fusti possono formare una fitta galleria, conferendo al canale un aspetto caratteristico.
- Le acque stagionali con substrato naturale roccioso, alveo ampio e poco profondo tipiche della zona a monte e di quella centrale) dove si rinviene una vegetazione composta da specie igrofile con carattere anfibio come la menta poleggio (Mentha pulegium), il panico acquatico (Paspalum distichum) e alcune altre specie di particolare interesse conservazionistico.
- Le acque perenni con substrato naturale e alveo a morfologia variabile, dove si rinviene una vegetazione acquatica composta da specie erbacee igrofile come la mestolaccia comune (Alisma plantago-aquatica) e il sedano d’acqua (Apium nodiflorum), e una riparia composta da specie quali lo zigolo comune (Cyperus longus) ed i carici (Carex otrubae).
- Le acque perenni con substrato artificiale e morfologia dell’alveo artificiale rivestito in cemento dove la vegetazione spontanea è caratterizzata da piante acquatiche galleggianti, quali le lenticchie d’acqua (Lemna gibba e Lemna minor). Manca una vegetazione riparia tipica; sulle sponde infatti si rinvengono principalmente specie ruderali, che sono quelle che colonizzano i margini dei campi coltivati.