Il fiume Asso


Il fiume Asso interessa una superficie di circa 255 kmq, lambendo in maniera più  o meno estesa, il territorio di quindici comuni della Provincia di Lecce, risultando il più lungo corso d’acqua del Salento.
Nasce nei Paduli tra Collepasso e Cutrofiano, in un’area caratterizzata dalla presenza di una falda freatica molto superficiale, con il nome di Canale Raschione e, lungo il suo corso, si lascia alimentare da altri torrenti: il Canale Sirgole, il Torrente Ruga, e tutta un altra serie di canali e scoline. Da qui si dirige a settentrione attraversando il territorio di Galatina e di Galatone per giungere al suo recapito finale, rappresentato da un sistema di inghiottitoi carsici ubicati nel territorio di Nardò  (Vora Colucce e Vora Parlatano).

Le sue acque si inabissano nelle viscere della terra, scorrendo nella falda freatica profonda, per poi riaffiorar nelle polle sorgive nelle “spunnulate” della Palude del Capitano sulla costa neretina prossima a Sant’Isidoro, nel Golfo di Taranto, e da qui sfociano in mare.

Numerose nel corso del tempo sono state le modifiche che il corso d’acqua ha subito a partire proprio dalla seconda metà del secolo scorso quando in parte è stato trasformato in un canale artificiale.

Lungo il suo corso e in prossimità del recapito finale, infatti, è stato realizzato un canale deviatore per mitigare gli allagamenti dovuti alla crescita degli apporti idrici derivanti dall’impermeabilizzazione dei suoli e dal collettamento delle acque pluviali urbane e dalla maggiore incidenza di eventi meteorici eccezionali.  Negli anni Settanta del secolo scorso, infatti il Consorzio di Bonifica dell’Arneo realizzò nel tratto terminale un canale scolmatore che collegava il torrente alla linea di costa; esso aveva la funzione di troppopieno per le acque in eccesso, che in tal modo venivano convogliate al mare, oggi quasi del tutto dismesso.

 

Criticità


Frequenti risultano essere ad oggi  le esondazioni del fiume Asso a seguito di abbondanti piogge, in particolare nel comune di Nardò. Questo richiede interventi di protezione idraulica mirati e diffusi sull’intero bacino. È indispensabile, pertanto, considerare il contributo di tutti i comuni lambiti dal corso d’acqua: Galatone, Galatina, Aradeo e Cutrofiano con un’azione di concertazione e di sviluppo locale partecipato per evitare di aggravare le problematiche in prossimità del recapito finale.

Gli studi sul monitoraggio della qualità delle acque commissionati dalla Regione Puglia e avviati dall’Arpa nel giugno 2010, hanno classificato come cattivo lo stato del corpo idrico superficiale nonché a rischio in quanto non esistono dati sufficienti sulle attività  antropiche che qui insistono.
Il Torrente Asso attualmente è il recapito finale dei depuratori consortili dei comuni di Maglie, di Copertino, di Galatone e Seclì.
Dai campionamenti effettuati negli anni scorsi nelle acque che sfociano a Vora Colucce dal CNR – Istituto delle Acque in collaborazione con il Gruppo Speleologico Neretino e con il biologo Salvatore Inguscio, è  stata riscontrata la presenza del “polio virus”.

 

 

Geografia


Percorrere il fiume Asso, lontano dalla rumorosità del Salento, è come attraversare una zona di silenzio, si riprende la distanza, si ritrova, forse ancora per poco, un’esistenza misurata su un diverso metro. Non è il mondo contadino di ieri  ma non è ancora il mondo industrializzato di oggi, dove l’impatto delle attività umane è ormai irrecuperabile.

Il fiume Asso si sviluppa in un paesaggio a matrice agricola. In particolare, prevalgono le colture erbacee come ortaggi, angurie e cereali. I suoli argillosi sono sfruttati per la coltivazione della vite, un tempo molto più diffusa, ma soppiantata, negli anni Sessanta, a favore del tabacco, che, a sua volta, ha perso vigore in tempi recenti. Forte è la presenza dell’olivicoltura che ha mantenuto la sua importanza storica e ha visto un progressivo incremento in termini di superficie messa a vegetazione.

Possiamo immaginare come il paesaggio un tempo si componeva di campi coltivati, ma anche di estese aree seminaturali erbose e forestate, usate per l’allevamento e per l’approvvigionamento di legname. A sud del centro abitato di Cutrofiano era presente una foresta che nella metà del XVIII secolo doveva avere una superficie di 640 ettari, utilizzata per la raccolta di legname per soddisfare il fabbisogno dell’industria della creta, una delle principali attività del paese. Oggi, a causa dell’abolizione della feudalità nei primi del XIX secolo,  sono presenti solo piccoli lembi di quest’antica foresta, alcuni a contatto con il sistema dell’Asso, come il Bosco La Chiusa e il Bosco Villa Dolce. Si tratta di formazioni dominate dal leccio (Quercus ilex), dalla quercia castagnara (Quercus virgiliana), dalla quercia di Dalechamps (Quercus dalechampii) e dall’olmo campestre (Ulmus minor).

La foresta di Cutrofiano era l’ambiente in cui venivano praticate l’attività venatoria e l’allevamento di suini, così come accadeva per il Bosco di Belvedere, che era localizzato più a sud, nei comuni di Supersano e Nociglia. Tuttavia non era l’ambiente idoneo per l’allevamento ovino. Questo veniva condotto principalmente nelle formazioni arbustive e nei prati xerici, di cui restano testimonianze nella zona centrale del sistema dell’Asso, tra Galatina e Galatone. Ancora oggi sfruttate per l’allevamento estensivo, queste formazioni sono costituite da garighe a salvione giallo (Phlomis fruticosa) e praterie dominate da graminacee e geofite, tra le cui specie si annovera il barboncino mediterraneo (Hyparrhenia hirta). Queste formazioni, insieme ai filari di quercia spinosa (Quercus coccifera) e alla vegetazione igrofila dei canali, compongono un paesaggio pastorale antico e suggestivo. Un mosaico di habitat diversi, ricchissimo di biodiversità, in cui i canali assolvevano per gli armenti il ruolo di risorsa sia idrica sia alimentare, specialmente nella stagione estiva.

 

L’attuale conformazione del reticolo idrografico è il risultato della combinazione di processi naturali e interventi antropici. Esso può essere distinto in tre zone:

 

  • La zona di monte che ricade nei Comuni di Collepasso, Cutrofiano, Neviano, Aradeo e Seclì, ed è quella in cui prende origine il sistema. La diffusa presenza di depositi sabbioso-limoso-argillosi poco permeabili (Pleistocene medio-superiore) ha favorito lo sviluppo dell’idrografia superficiale, rappresentata da solchi di erosione incisi e delimitati da scarpate fluviali, in cui le acque meteoriche convergono per ruscellamento (Canale Colaturo – Mescianna, Canale Sirgole, Canale Contatore – Montanara, Canale Raschione, Canale dello Patri – della Ruga, Canale Luna, Canale Camene). La maggior parte delle incisioni converge in due canali principali, il Raschione e l’Asso, che attraversano le campagne di Aradeo e Galatina;

 

  • La zona centrale è compresa tra la S.P. 47 Galatina – Galatone e la S.S. 101 tra Lecce e Gallipoli. Poco a monte della strada provinciale si individua la convergenza tra il Canale Raschione e l’Asso. Da qui l’Asso il prosegue il suo percorso assumendo un andamento meandriforme, delimitato da evidenti scarpate incise principalmente nella roccia calcarenitica. In questo tratto è possibile individuare meandri morti e abbandonati.

 

  • La zona di valle è una vasta area pianeggiante, pressoché priva di incisioni naturali, su cui il torrente si articola in tratti più o meno rettilinei, di origine antropica, sino a giungere al punto terminale della Vora delle Colucce, a nord del centro abitato di Nardò. Il tratto terminale prende il nome di Canale Paduli, termine che denota l’antica attitudine dell’area ad essere inondata. Tra le più recenti opere di bonifica effettuate nell’area neretina, va annoverato anche un canale deviatore che bypassa il centro cittadino sviluppandosi nell’agro nord-orientale in località Mangani e fino a Masseria Manieri, realizzato con l’intento di mitigare la pericolosità idraulica nel centro di Nardò.

 

È  possibile inoltre, distinguere quattro tipi di habitat:

  • Le acque stagionali con substrato naturale terroso e alveo a morfologia variabile tipiche della zona a monte del sistema dell’Asso. Qui si rinviene una vegetazione composta da erbacee igrofile come i ranuncoli delle specie Ranunculus muricatus, Ranunculus sardous, Ranunculus trichophyllus, il muschio acquatico Fontinalis antipyretica e diverse altre. Le sponde sono frequentemente colonizzate dalla canna domestica (Arundo donax), i cui fusti possono formare una fitta galleria, conferendo al canale un aspetto caratteristico.
  • Le acque stagionali con substrato naturale roccioso, alveo ampio e poco profondo tipiche della zona a monte e di quella centrale) dove si rinviene una vegetazione composta da specie igrofile con carattere anfibio come la menta poleggio (Mentha pulegium), il panico acquatico (Paspalum distichum) e alcune altre specie di particolare interesse conservazionistico.
  • Le acque perenni con substrato naturale e alveo a morfologia variabile, dove si rinviene una vegetazione acquatica composta da specie erbacee igrofile come la mestolaccia comune (Alisma plantago-aquatica) e il sedano d’acqua (Apium nodiflorum), e una riparia composta da specie quali lo zigolo comune (Cyperus longus) ed i carici (Carex otrubae).
  • Le acque perenni con substrato artificiale e morfologia dell’alveo artificiale rivestito in cemento dove la vegetazione spontanea è caratterizzata da piante acquatiche galleggianti, quali le lenticchie d’acqua (Lemna gibba e Lemna minor). Manca una vegetazione riparia tipica; sulle sponde infatti si rinvengono principalmente specie ruderali, che sono quelle che colonizzano i margini dei campi coltivati.

 

 

 

Che cosa è un Contratto di Fiume


 

 

Contratti di Fiume (CdF) – art.68-bis del D.Lgs 152/2006

Strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale.

 

Il Contratto di Fiume è un accordo, un patto, un impegno condiviso tra diversi soggetti sia pubblici e sia privati che, attraverso l’individuazione di una visione comune, si prefiggono di tutelare, di valorizzare e di perseguire la riqualificazione ambientale e la rigenerazione socio-economica di un corso d’acqua contribuendo allo sviluppo sostenibile locale

Il Contratto di Fiume contribuisce a raggiungere gli obiettivi delle Direttive Europee sulle Acque (2000/60/CE) e sulle Alluvioni (2007/60/CE) incoraggiando, promuovendo politiche e iniziative rivolte a consolidare le comunità fluviali resilienti.

Per mezzo di un processo di programmazione negoziata  e coordinata nel rispetto delle competenze specifiche dei vari attori territoriali cerca di mitigare le pressioni dovute a decenni di urbanizzazione sregolata.

 

 

Il Contratto di fiume del Torrente Asso è stato siglato a seguito dell’attivazione di un processo che ha coinvolto tutti i settori interessati alla gestione del territorio a alla tutela del corso d’acqua.

Il rilancio della sua manutenzione e della sua cura rappresentano, oggi, un presidio territoriale permanente. Infatti l’accordo tra i quindici comuni definisce e attua nuovi regimi di tutela, sancendo indicazioni sull’utilizzo sostenibile dei suoli, nonché l’inserimento delle necessarie opere di mitigazione idraulica atte a migliorare le capacità autodepurative del canale e a consolidare il suo ruolo di “corridoio ecologico”, nell’ambito di un sistema naturalistico e paesaggistico che, se opportunamente armonizzato costituirebbe  un supporto all’economia dell’intero paesaggio interessato.

In termini generali, il Contratto di Fiume del Torrente Asso si prefigge di perseguire una maggior razionalizzazione e semplificazione delle politiche e delle strategie intersettoriali capaci di  finalizzare un miglioramento della qualità delle acque, della sicurezza idrogeologica, della tutela della biodiversità e della naturalità.

Di seguito i principali obiettivi individuati e che sono oggetto di studio e di approfondimento:

  • raggiungimento del livello di qualità delle acque elevato coerentemente con gli obiettivi di qualità dei corpi idrici – Direttiva 2000/60/CE, e di prevenzione e riduzione del rischio di alluvioni- Direttiva 2007/60/CE;
  • riqualificazione ecologica e paesaggistica, ovvero la conservazione degli habitat esistenti e la creazione di nuovi habitat, la risistemazione paesaggistica dell’ambiente fluviale nelle sue diverse espressioni, la qualificazione delle connessioni e relazioni con i contesti urbani;
  • mantenimento del flusso ecologico e del deflusso minimo vitale, nonché della qualità delle acque e delle caratteristiche di naturalità dei corsi d’acqua e della vegetazione ripariale dei rispettivi alvei;
  • attivazione di un processo di partecipazione, condivisione, informazione e crescita di responsabilità dei soggetti pubblici e privati del territorio, sui temi legati al fiume, natura e paesaggio al fine condividere scelte e strategie;
  • nascita di nuove forme di economia legate al territorio, coinvolgendo i giovani per evitare l’abbandono e la marginalizzazione:
  • potenziamento della mobilità sostenibile e lenta in tutte le sue forme; in tal senso, la presenza di strade consortili di servizio lungo ampi tratti della rete fluviale come piste ciclabili, anche in collegamento con altri itinerari cicloturistici già programmati o in corso progettazione, quali Cyronmedo la Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese; piste che consentano la loro fruizione e percorribilità ad un’utenza pedonale ed equestre.
  • riqualificazione e valorizzazione delle vore carsiche presenti, tramite le quali avviene il deflusso delle acque superficiali;
  • riscoperta e valorizzazioni delle componenti storiche, culturali e insediative attraverso un percorso di partecipazione pubblica improntato alla ricostruzione dei luoghi della memoria e di una “Mappa di Comunità”.

I PRINCIPI ISPIRATORI


 

Sussidiarietà orizzontale e verticale

Nei Contratti di Fiume il coordinamento tra attori istituzionali si sviluppa in due diverse forme, una di carattere orizzontale, ovvero tra soggetti istituzionali di pari livello, ma che operano in differenti aree territoriali e/o in ambiti di competenza eterogenei; una di carattere verticale, cioè tra autorità che esercitano i propri poteri su scale territoriali di diversa ampiezza.

Il coordinamento orizzontale presuppone innanzitutto che, su scala locale, si diffondano forme efficaci di collaborazione tra amministrazioni e cittadini, loro associazioni o categorie; il coordinamento verticale si basa sul principio di sussidiarietà tra istituzioni (Comuni, Comunità Montane, Parchi, Province, Regioni, Autorità di bacino/distretto, Stato, Unione Europea), anche con modalità che coinvolgano contestualmente più livelli territoriali superando le difficoltà talora indotte dalla frammentarietà delle competenze istituzionali e territoriali.

Sviluppo locale partecipato

Un processo di governance delle trasformazioni dei territori dei bacini idrografici che faccia riferimento ad un approccio eco-sistemico deve fare leva sulla responsabilità della società insediata, che riconosce nel bacino la matrice della propria identità culturale. Da tale riconoscimento scaturiscono comportamenti e volontà di azioni condivise di riqualificazione e valorizzazione, a partire dalle risorse idriche. Per raggiungere in modo efficace gli obiettivi di valorizzazione e di tutela – così come indicati nella Direttiva 2000/60 CE che identifica nel prioritario e fondante ricorso alla partecipazione l’unica modalità di interrelazione capace di cogliere l’identità territoriale e trasferirne i caratteri distintivi nelle scelte strategiche di sviluppo locale – è irrinunciabile la qualità partecipativa dei processi.

 Sostenibilità

Attraverso questi processi di programmazione negoziata si possono identificare percorsi di riqualificazione territoriale capaci di perseguire il cosiddetto “equilibrio delle tre E” (ecologia, equità, economia).

Il Contratto di Fiume va inteso come facilitatore di percorsi di condivisione dei progetti sul territorio per raggiungere gli obiettivi generali e specifici individuati.

Mitigazione del rischio idraulico


Il territorio interessato dalle esondazioni (in particolare nel comune di Nardò) richiede interventi di protezione idraulica mirati e diffusi all’interno dell’intero bacino. È indispensabile considerare il contributo di tutti i territori ricadenti nel bacino (Galatone, Galatina, Aradeo, Cutrofiano) con un’azione di concertazione e di sviluppo locale partecipato. In pratica bisognerà considerare aree di espansione diffuse lungo l’asta del canale Asso per evitare di aggravare le problematiche in prossimità del recapito finale.